Lapide ad ignominia
Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità e non per odio decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Pietro Calamandrei
Un'iniziativa per il 25 Aprile: i siti ed i blogs di ispirazione democratica pubblichino "lapide ad ignominia" di Calamandrei. In occasione del 25 Aprile, proponiamo a tutti i siti e blogs di ispirazione democratica ed antifascista di far apparire nella propria pagina di apertura le parole dettate da Pietro Calamandrei in risposta alle affermazioni di Kesselring che, nel 1952, da poco graziato per "gravi condizioni di salute" dalla condanna (a morte, poi commutata in carcere a vita), e da poco rientrato nella sua Baviera, venendovi da molti accolto come un eroe, una volta al sicuro ebbe a dire di non aver nulla da rimproverarsi, e che anzi gli italiani avrebbero dovuto essergli tanto grati da dovergli erige re un monumento.
Queste parole furono incise su una lapide scoperta il 4 Dicembre 1952, in occasione degli otto anni dallo assassinio di Duccio Galimberti. Nell'Italia di oggi sorgono organizzazioni dichiaratamente fasciste, una ventata razzista e xenofoba percorre il Paese, e le pubbliche vie sono aperte a manifestazioni che apertamente proclamano parole d'ordine inneggianti al nazismo, all'odio razziale, alla sopraffazione ed alla violenza nei confronti di ogni forma di diversità.
Tali sono i modi esprimersi di gruppi di deficienti e disadattati; ma questi trovano legittimazione sempre più evidente negli atteggiamenti culturali di larga parte della maggioranza di governo e nell'opera di "revisione a-storica" di molti intellettuali, tendente a derubricare l'antifascismo e la Resistenza da lotta e guerra per la liberazione e la democrazia a "guerra civile" di italiani contro italiani, e perciò stesso da condannare. E trovano legittimazione politica nelle affermazioni di chi ormai si considera "capo del governo" sciolto dalle leggi e dalle norme costituzionali, proclamando apertamente l'intenzione di revisionare la Costituzione in nome della concentrazione di ogni potere nelle mani dell'Esecutivo, e dichiarandone il superamento in virtù del fatto che essa sia stata figlia di uno schieramento comprendente anche i comunisti.
La Resistenza di 65 anni fa ha por tato alla Repubblica ed alla Costituzione che da poco ha superato i 60 anni, affermando princìpi ispiratori della convivenza civile validi ancora oggi, per quanto non compiutamente realizzati. La resistenza di oggi deve mirare a salvare i princìpi di quella Costituzione che oggi si vuol mettere in discussione; deve mirare a difendere le libertà ed i diritti degli individui e dei cittadini da concezioni autoritarie che impongono o negano scelte di inizio e fine vita, che impongono un'informazione unilaterale e di comodo, che negano il diritto alla partecipazione politica ed alla rappresentatività delle Assemblee elettive, che ostacolano la mobilità della nostra società e ne deprimono l'apertura, che promuovono il privilegio e condannano il merito, che sostituiscono la furbizia al lavoro.
Gli italiani di oggi non devono dimenticare, e devono ricordare cosa costò al Paese la lotta contro la dittatura ed il raggiungere la democrazia: imperfetta come tutte le cose umane, ma non sostituibile con alcuna altra concezione della convivenza civile, politica e sociale. Il rispetto per i caduti dell'una e dell'altra parte non deve confondersi con il considerare equivalenti chi ha lottato per la libertà e la dignità del Paese, e chi ha combattuto dall'altra parte; chi ha imposto e firmato le leggi razziali, e chi a seguito di queste è stato privato dei diritti di cittadinanza, dei beni, della vita. E gli italiani di oggi devono tener presente come le dimenticanze e la perdita della memoria storica siano una delle premesse dell'involuzione antidemocratica del Paese: la lotta di allora e le battaglie politiche di oggi sono unite da un filo di continuità che non si può e non si deve spe zzare.
Internet è oggi l'unico spazio disponibile alla libera circolazione di idee ed opinioni. Come i samizdat nell'Unione Sovietica degli anni ‘60 del secolo scorso furono gli unici canali d'informazione praticabili per chi intendesse esprimere posizioni diverse da quelle ufficiali, oggi la rete è l'unico spazio libero ed a disposizione per l'informazione passiva ed attiva di tutti, e può costituire un potente veicolo di informazione alternativa.
Proponiamo pertanto che, nel corso delle giornate del 23 e 24 Aprile, appaiano su tutti i siti ed i blogs convinti della necessità di salvare la fragile democrazia italiana, e vengano inviate via e-mail ad amici conoscenti le parole di Pietro Calamandrei
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