2.5 - Opensource e software libero.
Questo paragrafo è parte di: "Oltre il web 2.0 - La politica locale e la partecipazione nell'era dei social. Studio di un caso: www.devurbe.net"
2.5 - Opensource e software libero.
Libertà di eseguire un programma, di studiarne le funzionalità per adattarlo alle proprie esigenze, di ridistribuirlo a piacimento apportandone anche modifiche sostanziali che possano avvantaggiare tutta la comunità che utilizza lo stesso software. Sono queste le linee base per le quali si può parlare di “software libero”. La libertà individuale di usufruire di un programma fatto da una comunità o da un singolo programmatore non si esaurisce nel solo uso, ma va oltre dando la possibilità a chiunque ne abbia la voglia e le possibilità di cambiare, manipolare, correggere, divulgare, commercializzare o studiare il lavoro di altri senza chiedere permesso a qualcuno né tantomeno pagare qualcuno. Anche se si accomunano i significati di opensource e di software libero, esiste una differenza sostanziale fra le due definizioni; quando parliamo di opensource ci riferiamo ad un software che è distribuito con la possibilità di cambiare il suo codice sorgente da chiunque, ma questo non preclude il fatto che il software in questione sia proprietà di qualcuno o che sia regolato da qualche tipo di limitazioni.
La definizione di “software libero”, invece, racchiude forse in maniera più esaustiva il senso di libertà che la filosofia “open” racchiude. Come detto del software “open” se ne può fare di tutto, purché non ne vengano cambiati i principi di condivisione, non applicandovi cioè alcuna restrizione o limitazione. L'introduzione di un altro termine forse ci aiuta meglio a spiegare le motivazioni e i principi che hanno contraddistinto questo nuovo movimento: il copyleft. Contrariamente a quanto si possa pensare infatti , il copyleft non è un'alternativa al copyright, ma solamente un modo diverso di intendere il diritto d'autore.
“Il copyleft non è una sorta di sistema legale alternativo al copyright, tanto meno una forma di rifiuto totale della tutela giuridica riservata alle opere dell’ingegno. Il copyleft è solo un modello alternativo di gestione dei diritti d’autore: alternativo rispetto alla prassi tradizionale che vuole tali diritti trasferiti in blocco e con parametri temporali e soggettivi piuttosto standardizzati. Il copyleft dunque si fonda strettamente sul diritto d’autore ed è grazie a quest’ultimo che può sussistere e funzionare. Il diritto d’autore attribuisce all’autore di un’opera la possibilità di esercitare in via esclusiva alcuni diritti su di essa; e l’autore può scegliere liberamente se e come trasferire questi diritti ad altri soggetti (ovviamente sempre all’interno di alcuni limiti stabiliti per legge). La nascita e la diffusione del modello copyleft sono strettamente legate alla rivoluzione portata nel mondo delle comunicazioni dall’avvento dell’informatica e della telematica, che ha ridisegnato gli equilibri fra i soggetti operanti nel mondo della comunicazione e della creatività.[...]”[Aliprandi S.,2006,p.10.]
Si capisce quindi che il diverso modo di interpretare il diritto d'autore influisce anche sul concetto stesso del lavoro che si produce. L'autore in questo caso usufruisce lo stesso del diritto d'autore, garantendo a tutti la fruizione libera della sua opera. Su queste basi è nato il progetto www.devurbe.net , il quale nel tempo si è evoluto ed ha inglobato in sé tali concetti che ne sono diventati poi le linee guida. La possibilità di sviluppare un progetto sul web a costi bassissimi è stato un aspetto che mi ha spinto a conoscere e studiare le varie forme alternative di software. Considerando il principio del libero scambio di opinioni, sembrava infatti poco sensato sottostare a vincoli contrattuali, licenze e diritti d'autore , per dare voce a osservazioni e pensieri degli utenti.
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